Stand by

Ho un Vuoto Cosmico, di quelli per cui mangeresti dalle undici di mattina alle nove di sera, per cui staresti tutto il giorno steso nel letto a guardare il soffitto – e non c’è nulla. Ho passato la mattinata a leggere Fosca, il pomeriggio non ricordo. Ho avuto un paio di cose da fare, così, per occupare il tempo – ch’è sempre tempo perso, consumato, bruciato silenziosamente in un posacenere a fiori.

Per cui non ho molto da dire, se non che le giornate piatte non servono a niente. O forse servono a qualcosa, ma noi non le capiamo. Non siamo fatti per raggiungere tutto, quindi a volte dobbiamo solo lasciare. Ed io credo di essere una di quelle persone che non sa farlo, non bene almeno, e così sono pugni stretti, parole masticate e rimescolate, non dette, lacrime celate – e mollare diventa sempre più difficile, come un proiettile dietro la fronte. Come un saluto che non è mai l’ultimo.

Mi spiace, ma questa mattina non posso concentrarmi a niente che non sia il soffitto, il rimbombare di qualche mio pensiero, i movimenti al piano di sopra. Penso all’esame che devo dare, a Urlo e Kaddish, alla meditazione, ai geroglifici che non so leggere. Dovrei prendermi una pausa, quantomeno un respiro. Non lo faccio.

E chi potrebbe in un mondo in corsa come questo? Ho tutte quelle possibilità che stanno scappando e prima corro prima le prenderò; ma le mie gambe – non vanno. I miei polmoni sono fermi e ancora non mi va di pensare al morire. Mi fa paura, quindi non ci penso. Voglio credere di essere immortale e lo farò proprio questa mattina, mentre la sigaretta si consuma nel posacenere – e la mia vita rallenta un po’.            ©

Lascia un commento