Pagare un pedaggio

Fanny scuote la testa e ride. È quel genere di ragazza a cui non si riesce a dire di no, con cui ogni cosa diviene diversa, stramba, meno terribile – e così Timothy la bacia, anche se sa di fumo di sigaretta e a lui non piace poi molto quel sapore. Ma lo fa e torna a casa alla sera, dopo cena, si caccia a letto, passando in silenzio per il salotto così che suo padre, che si è addormentato sul divano, non si svegli, a volte persino russa rumorosamente, e si chiude in camera. Ha smesso da un po’ di anni di dire le preghiere prima di dormire e non è che non ci creda: solo si sente ridicolo a inginocchiarsi ai piedi del letto, le mani giunte sopra al copriletto, e a recitare, parola dopo parola, una preghiera imparata a memoria durante gli anni di catechismo. Non ha mai usato parole sue: non è uno che ama parlare, così Fanny tiene le redini di ogni discorso, di ogni decisione, di quella loro sconclusionata relazione. Non è certo che lei ci creda veramente, che lo ami, come ogni tanto dice, mentre le palpa una tetta, per poi mettersi a ridere, quasi lo stesse prendendo in giro, quasi fosse tutto un bel gioco che prima o poi uno dei due smetterà – lei, lei lo farà, perché l’iniziativa è sua: è l’impulso che spinge all’azione, la voglia che non lascia stare fermi, le mani che afferrano e afferrano quello che vogliono.

Si sono conosciuti sulla spiaggia, una sera, vicino al molo. Lui era lì perché non riusciva a dormire, e poi gli piace ascoltare il mare, di tanto in tanto, per trovare un po’ di sollievo. Fanny ballava con i piedi nella sabbia umida, le onde che le arrivavano alle caviglie, la schiuma marina che si mischiava alla sua pelle. L’ha guardata per un po’, quella notte, quando lei gli si è avvicinata e gli ha detto “Non è che sei un pervertito?” e lui ha riso, scrollando le spalle e un po’ anche il cuore.

La prima volta che si era fatto una dose era con lei. L’ago era entrato e uscito dal braccio di Fanny lentamente, come un movimento inevitabile: non c’era niente che potesse fare per lei, così quando gli ha chiesto Timothy ha detto sì – e poi a lei mica si poteva dire di no. Ora ci sono dentro in due, fino al collo, ma Fanny è troppo fuori di testa per rendersene conto e lui la maggior parte delle volte è perso in qualche sorta di contemplazione di lei, della sua follia, del suo pezzo di mondo, per darvi troppo peso. Sono fottuti, così chiunque altro: è la vita, già è la vita, si dice e alza le spalle, perché non potrebbe fregargliene né più né meno. Allora l’ago entra ed esce dalle loro braccia sempre lentamente e un vortice strano si spalanca contro la loro fronte, e poi fanno sesso in auto o sulle assi di legno del molo, che un po’ gli graffiano la schiena, e lui a volte vorrebbe dirle qualcosa, ma le parole gli restano sempre in fondo allo stomaco in quei momenti, così ansima contro la sua bocca e lei lancia qualche urletto. E forse la vita è tutto questo – Fanny ch’è sempre pazza, Fanny che balla per sé sulla spiaggia, che forse non lo ama quando gli dice ti amo, che gl’infila l’ago nel braccio. Fanny che non ce la può fare, e allora nessuno dei due la smetterà.               ©

 

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