E lui non dice nulla

Le notte stellari s’accendono tra le sue labbra ogni volta che ride, e lo fa appena appena, giusto per accennarlo, per far intendere di stare ridendo – poi chissà se rida davvero, se sia veramente felice. Guarda sempre fuori dal finestrino ogni volta che sono assieme, e lui ogni tanto le lancia qualche sguardo lento, affamato di sapere, di conoscere. Lei accavalla le gambe sul cruscotto, lunghe e pallide, e si sorregge il viso con il gomito, così. Sembra poter essere lì da sempre e non darlo a vedere – no, è certo che sarebbe impossibile non fare a caso a lei, ai suoi capelli del colore del grano che subito fanno pensare a dei campi sterminati, ai suoi occhi scuri e indicibili, al modo in cui muove il suo corpo, ch’è un po’ come se fosse un semplice stare, stare in movimento e nient’altro, ma dell’altro c’è, ci dev’essere.

Arrivano a casa sua e lei scende. Non dice una parola, a stento lo guarda. Solo quando ha chiuso la portiera si volta e si appoggia con le braccia al finestrino abbassato. I capelli le scivolano un po’ sul viso, lo tagliano amabilmente, e poi piovono nell’auto, mentre lei se ne sta piegata in avanti e lo guarda dritto in viso. Non le guarda mai la scollatura, anche se un po’ vorrebbe, anche se ogni tanto lo fa quando se ne sta seduta sul sedile del passeggero o è in braccio a suo fratello più grande. Le prime volte cercava di guardarla negli occhi, ma anche quello non era il posto giusto dove guardare. Così i suoi occhi s’incastrano sulle sue labbra, le percorrono come setacciandole, le succhiano con veemenza disperata – e tanto si domanda come sarebbe baciarla, ma poi un po’ si sente in colpa, e torna a guardare davanti a sé. Sembra passare una piccola eternità, di cui lei è padrona, proprio come potrebbe essere padrona di tutto, quando gli dice solo grazie – così come per dire, senza neanche un sorriso – e lui non dice nulla. Annuisce appena, lentamente, e lei se ne va.

Torna a casa e a volte si masturba anche, pensandola, prima di dormire – altre la sogna e nei suoi sogni lei ride forte, con il petto che va su e giù, su e giù, velocissimo, quasi avesse il singhiozzo, e lui la tiene per mano e la bacia, la bacia per tanto tempo. Le guerre stellari scoppiano tra le sue labbra ogni volta che lei geme sopra di lui. E poi camminano per campi di grano senza fine e corrono tra le spighe e i papaveri. Spesso si chiede come sarebbe averla sempre intorno, come sarebbe passare delle ore con lei, e ricorda ogni volta suo fratello che chiude a chiave la porta della camera in parte alla sua, e poco dopo li sente fare sesso. Il letto cigola, suo fratello fa rumore con la bocca, lei non si sente – come se non ci fosse, come se si trovasse altrove, e in quella camera ci fosse solo suo fratello, e in quella a fianco lui ad ascoltare. A volte crede che lei sia infelice e vorrebbe fare qualcosa, ma poi la riaccompagna a casa senza parlare e annuisce quando lei dice grazie senza sorridere, e alla fine se ne va – e lui no, non dice nulla.                   ©

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